Riff one, go on…
Sembra ora che e’ quasi maggio, la visione degli Acid Brew più o meno diciannovenni alle tre e poco più su Raitre sul palco del Concertone di piazza San Giovanni a Roma. Erano interessanti. Interessanti per chi ascoltava musica anni '70. Era legittimo chiedersi “ma c’è ancora chi suona questa roba?” (dove per "roba" si intende il seminale hard acid rock blues).
Se vogliamo quello degli Zeppelin, se vogliamo l'hammond dell'inizio di ”Hard times”, traccia di questo bellissimo disco del gruppo bergamasco che esce il 26 maggio, ”tempi duri” parafrasandoli per accennare a questo odierno buio oggi discografico.
Il disco è come un'improvvisata reunion dei Cream, si chiama “Acid brew” ed è dunque l'omonimo della band che ha un'anima vivissima, che sta lì a dirci che non c’è compromesso col tempo passato, per ribadire che il blues non e’ morto come il punk.
Il gruppo ha una lineup vecchia maniera: voce, basso, batteria, chitarra, tastiera. Sparge per tutto l'ascolto, traccia dopo traccia una maledizione di zio Robert Johnson in salsa moderna come farebbero al loro posto anche i primi John Spencer Blues Explosion nelle trame piu’azzardate e Jack White in quelle più all “Americana”. Nei brani si parla di amore, sesso, pregiudizi, tempi difficili di guerra e violenza, di DIO "piu’ grande di ogni cosa” (per citarli in uno dei loro titoli).
In più nell’album ci sono anche cori e fiati che rendono la formula hard blues classica piu’ easy-listening. Insomma erano loro. Sì, proprio loro in quel pomeriggio del 1 maggio del 2009 al Concertone. Era prevedibile rincontrarli, a distanza di anni, in qualche malandato crocicchio. Ed eccoli qua, gli Acid Brew, pronti a dirmi ok baby riff one…go on.
TRACCE
1. Riff One
2. Sexual Desire
3. Hard Times
4. Sinful Souls
5. Together
6. Will You Marry Me
7. Yellow Noon
8. Along The Riverside
9. Bigger Than Me
Marco Pancrex