CANZONI DELLA CUPA : La nuova babele sonora di Capossela
Il 6 maggio è uscito il doppio album di Vinicio Capossela, istrionico cantautore che ama stupire e raccontare storie insolite. Si tratta di un'opera originale (composta dai due lati "Polvere" e "Ombre") su cui l'artista ha lavorato per 13 anni. Il titolo è "Canzoni della Cupa", dove la Cupa sta a significare la contrada più buia di ogni paese, il posto in cui regnano il male e le sue Creature come racconta nel pezzo “Le Creature della Cupa”.
Il primo disco ha inizio con i canti della “polvere”: come dice la parola stessa si tratta di canti di lavoro come quelli raccolti dal ricercatore americano Alan Lomax e in Italia da etnomusicologhe come Giovanna Marini , i Tarantolati di Tricarico e Enzo Del Re. Sono i canti del ritorno alle origini e hanno come geografia di riferimento il Sud Italia. Ad esempio “Femmine”, canto di lavoro della tradizione salentina rivisitato in chiave blues del delta e “Componidori“ registrato a Cabras, nella profonda Sardegna rurale, in una chiave di lettura suggerita anche dal paesaggio, che suona come Tex-mex della frontiera messicana, con tanto di tromba mariachi e atmosfera morriconiana.
Questa babele di lingue e suoni che si dipana anche nel secondo disco, quello dell'ombra, più scuro del primo, ma a volte con esplosioni da balera emiliana mista al country e alle quadriglie delle feste bandistiche paesane, trova il suo perché se si vanno a spulciare le collaborazioni nei credits del disco. Infatti ecco un po’ di nomi di artisti che narrano la grande frontiera, da Flaco Jimenez ai Calexico, dai Los Lobos a Los Mariachi Mezcal, da Giovanna Marini a Enza Pagliara, dalla Banda della Posta a Francesco Loccisano a Howe gelb.
Per quanto riguarda il ritorno ai maestri del Belpaese, il più saccheggiato è il grandissimo Matteo Salvatore ripreso e rivisitato con rispetto e riverenza, a più riprese.
Di pezzi ce n’è tanti e ricchissimi di festa e processioni, di fughe e di ritorni, ma quello che riunisce queste apparenti ambivalenze è il ”Treno”, quel mostro di ruggine (passato) e elettricità (modernità).
Così si chiude un manifesto, se vogliamo, anche politico incentrato sulla memoria della tradizione e della partenza per un viaggio verso la frontiera del nuovo cantautorato, fatto di sperimentazioni e imprevedibilità.
Ora però l'asticella è altissima, ma lo si paventava anche 5 anni fa con un altro mostro di reinvenzione letteraria e ricerca stilistica come "Balene, profeti e marinai": quindi non c’è che godersi queste “Canzoni della Cupa” e aspettare il prossimo capolavoro.
TRACCE
Disco 1 - Polvere
Femmine – 3.27
Il lamento dei mendicanti – 3.26
La padrona mia – 3.31
Dagarola del Carpato – 3.45
L’acqua chiara alla fontana – 3.55
Zompa la rondinella – 5.11
Franceschina la calitrana – 3.46
Sonetti – 5.26
Faccia di corno – 3.12
Pettarossa – 3.27
Faccia di corno – L’aggiunta – 4.09
Nachecici – 3.48
Lu furastiero – 1.55
Rapatatumpa – 348
La lontananza – 2.54
La notte è bella da soli – 2.19
Disco 2 – Ombra
La bestia nel grano – 5.33
Scorza di mulo – 5.48
Il Pumminale – 4.40
Le creature della Cupa – 5.33
La notte di San Giovanni – 5.48
L’angelo della luce – 4.59
Componidori – 5.13
Il bene mio – 3.37
Maddalena la castellana – 4.00
Lo sposalizio di Maloservizio – 5.00
Il lutto della sposa – 3.00
Il treno – 10.59
Marco Pancrex