INVOCATION AND RITUAL DANCE OF MY DEMON TWIN, il nuovo album dei Julie's Haircut

julies haircutÈ uscito il 17 febbraio 2017 il nuovo disco dei Julie's Haircut, "Invocation And Ritual Dance Of My Demon Twin", per l'etichetta Rocket Recordings, distribuito da Audioglobe. Il lavoro nasce dalle improvvisazioni in studio dove viene poi catturata "la canzone" ultima. Questo metodo era quello che usava Miles Davis e gli stessi Can che in questo progetto, a livello di sonorità, risultano essere la band più importante tra le influenze. Curiosità: oltre alla line-up storica c'è Laura Agnusdei ai sassofoni e per la prima volta dopo 7 anni ritorna uno dei membri fondatori, ossia Laura Storchi che presta la voce al quasiraga indiano di stampo minimalista (vedi La Monte Young) di "Koan". Il progetto riprende il filo conduttore del penultimo "Ashram Equinox" in cui l'avanguardia faceva il paio con un certo esoterismo ritualistico e una reiterazione kraut-rock tanto da catalogare gli stessi Julie's Haircut come portabandiera della nuova scena promettente: Italian Occult Psichedelia. "Zukunft" è una lunga cavalcata alla Neu!, "The fire Sermon" riprende appunto i Sermons del bellissimo doppio album “Our Secret Ceremony” cadenzata sia dello scioglilingua ripetuto che dai feedback di chitarra e synth.

"Orpheus Rising" è sensualissimo avant-soul. "Deluge" è un capolavoro di shoegaze con il sax in free-form e la sezione ritmica che crea un muro spectoriano tribalistico. "Salting Traces" sembra uscire da qualche lunga suite del live at Pompeii dei Floyd, con più contorsioni e meno acido relax. "Cycles" ci fa vedere tutto ipercolorato in uno spettacolare viaggio dove a condurci nello spazio potrebbero essere i Tangerine Dream aggiornati in chiave ultimi Flaming Lips.
La band arrivata a questo punto ci suggerisce di guardare al di là della porta come Morrison faceva con Manzarek sulla spiaggia di Venice Beach nel film cult di Oliver Stone, citando William Blake. Infatti in "Julie's haircut: Gathering light" una voce o il terzo occhio dei 13th Floor Elevators ripete un invito al trapasso che sembra dover seguire la percezione o la poca vista infernale. Si quasi intuisce che bisogna  andare rispettivamente oltre la vita o la morte.
Per trovare che cosa poi: la luce? Ebbene dopo questo lungo ascolto di "danza ritualistica" la sensorialità è felicemente confusa e non distingue se c'è o meno una zona di passaggio perchè la divinazione ci ha già lasciati trapassare oltre il senso comune delle cose...ops il disco è finito e ci si accorge che non servono più altre parole e parole e parole: paradossalmente questa è stata una catartica "danza del silenzio".

Marco Pancrex