Passionale, anarchica e sincera : la musica dei NOAIS
Abbiamo intervistato i NOAIS che ci hanno raccontato il loro nuovo disco dal titolo "Lanterne", il loro modo di fare musica, le loro canzoni, i loro progetti per il futuro, i loro gusti musicali e molto altro. Buona lettura!
1. Chi sono i NOAIS secondo i NOAIS?
Noàis è un’idea, un modo di prendere in prestito la musica e le parole per dare un messaggio, a volte di speranza, altre di disagio, di fede. Insomma siamo musicisti ma prima ancora esseri umani che danno ancora tanto valore alla musica e alla parola.
2. Da dove deriva il nome della vostra band?
E’ il nostro modo per dire: liscio, non diluito, perché non ha più senso farlo. In inglese sarebbe “no ice”, per noi invece è Noàis. Siamo della provincia, le periferie dei popoli, qui la parole arrivano storpiate.
3. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
Musica d’impressione. Facciamo nostre storie, parole, musiche, note che, a volte, arrivano come un pugno. Ci rendiamo conto che, a volte, richiedono molta attenzione però ci rispecchiano appieno e non credo riusciremmo a farlo diversamente. Passionale, anarchica e sincera.
4. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
Un punto di incontro fra emozioni, situazioni, condizioni e ambizioni. Ognuno di noi difficilmente potrebbe farne a meno.
5. Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “Lanterne” , ci si ritrova coinvolti in un vortice di suoni e parole molto coinvolgenti. Innanzitutto: A cosa si riferisce il titolo del disco? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Lanterne è stata la sfida di dare concretezza alle storie che portavano dal vivo, che abbiamo partorito e masticato per mesi. Le Lanterne sono scie luminose diverse che lasciano dietro avanzi eterogenei, sia in termini di sfumature musicali e ispirazioni, che in termini di emozioni suscitate. Le canzoni parlano di solitudine, di speranza, di fiducia tradita e sfiducia riposta, ma parla anche di come, alla fine, sopra tutte le cose che l’uomo ha inventato (soldi, Dio, distese urbane) ci sia sempre L’Uomo stesso: che spettacolo!
6. Quali sono i vostri progetti futuri?
Sicuramente suonare, suonare, suonare e sottoporre questi spunti alla gente che ci ascolta, il resto, qualsiasi cosa accada, purché abbia un senso, la accogliamo con molto piacere. Inoltre, dobbiamo svoltare in fretta perché è già in cantiere un secondo lavoro, un concept album sul quale puntiamo tanto, tuttavia se l’esigenza rimane solo nostra, tanto vale suonarcela e cantarcela fra di noi, risparmiando tempo e soldi.
7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Riuscire ad arrivare a più persone possibili, suonando sempre nei contesti più veri, onesti e sinceri. Oggi le vie della musica, quelle più facili e di primo impatto, passano per canali nei quali, probabilmente, avremmo poco da dire.
8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Calexico perché hanno un’anima più grossa della loro musica, e già suonano come dei treni.
Automatic perché sono la band più sgangherata del secolo ma, da Londra a Nizza Monferrato, riescono sempre a spaccare di brutto.
Compagnie Jolie Mõme, perché se non li avete mai visti esibirsi in Rue de Mouffetard vi siete persi uno spettacolo incredibile di musica, teatro e arte di strada. In certe cose la Francia ci bagna il naso, nonostante Conte dica che si incazzano con gli italiani e che le balle ancora gli girano per l’invidia (i francesi, chiaramente, ma si parlava di ciclismo).
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