INTERVISTA CON AABU
Abbiamo intervistato gli AABU che ci hanno raccontato il loro nuovo disco, le nuove canzoni e molto altro.
Buona lettura.
1. Chi sono gli AABU secondo gli AABU?
Gli aabu sono un concetto in continua evoluzione, composto da 5 persone con una forte esigenza di liberarsi dalla quotidianità attraverso un suono
potente e graffiante. Crediamo che in un momento come quello attuale, privo di contenuti e dominato da una corrente monotona e ripetitiva, ci sia la necessità di ritornare alle chitarre distorte, ai live sudati ed alla voglia di urlare. Siamo circondati da pressioni sociali e lavorative che ci portano sempre più all’estremo e per questo offriamo uno sfogo a chi vorrà seguirci.
2. Come mai questo nome per il vostro progetto?
Il nome aabu è l’acronimo di “abbiamo ancora bisogno di urlare”, che è anche il titolo del nostro secondo lavoro in studio. Arriva a due anni dal precedente, dopo un percorso introspettivo che abbiamo affrontato per capire davvero chi siamo, per capire che se vogliamo dire qualcosa lo vogliamo fare urlando.
3. Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Dura, graffiante e disillusa. Abbiamo puntato sul ritorno di un suono vero e classico, senza produzione estrema. Vogliamo che chiunque ascolti il disco possa ritrovare lo stesso suono anche live, solo ad un volume decisamente più alto.
4. Ascoltando il vostro ultimo lavoro, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Vi ringraziamo per questo complimento perchè è esattamente quello che vogliamo succeda a chi ci ascolta, immedesimarsi. Nonostante suoniamo insieme da parecchio tempo, siamo nati da poco. Abbiamo un solo disco alle spalle quindi ci siamo scontrati con un mercato discografico spesso disinteressato e non interessante. Questo ci ha fatto ragionare molto sulle nostre scelte artistiche. Abbiamo capito che il messaggio arriva solo se forte e chiaro, e se lo si trasmette altrettanto chiaramente e con la consapevolezza delle proprie scelte. Questo processo è alla base di tutto il disco che è nato in maniera istintiva e immediata, quasi come esserci riscoperti. Abbiamo infatti vissuto il progetto come una nuova nascita ed un nuovo livello di consapevolezza che riguardano noi stessi e quello che vogliamo trasmettere attraverso la nostra musica che diventa così vero linguaggio e arte. Aabu è stato scritto di getto come a voler descrivere l’attimo in cui si comincia a reagire dopo essere stati colpiti. È l’urlo che ci risveglia, la fotografia di un momento. I suoi testi, così duri e diretti, vogliono sbattere in faccia la realtà e spingere ad una reazione forte. Noi lo sappiamo che tutti abbiamo ancora bisogno di urlare.
5. Quali sono i vostri progetti futuri?
Al momento stiamo valutando l’entrata nel roster di un’etichetta che possa dare la possibilità di garantire più visibilità al progetto ed allo stesso tempo stiamo costruendo un tour di date per il 2019 per portare “Abbiamo ancora bisogno di urlare” live in giro per il paese. Sentiamo la necessità di suonare dal vivo il disco, soprattutto dopo il successo della serata al Covo Club di Bologna, dove lo abbiamo presentato in anteprima esclusiva. Abbiamo però un progetto più ampio in mente: ‘Basta scegliere’ è stato l’inizio, ‘Aabu’ è un altro mattone che ci consolida ed abbiamo altre cartucce da sparare e molte altre parole da urlare.
6. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Manchester Orchestra e Biffy Clyro perchè siamo molto influenzati dalle band estere. Unica menzione italiana per i Fast Animal and Slow Kids perchè rimangono uno dei pochi baluardi del rock underground suonato davvero con l’anima nel nostro bel paese. In realtà c’è un mondo sommerso di band da ascoltare a cui purtroppo non viene ancora dato abbastanza spazio, ma i tempi cambiano e noi siamo pazienti :)