Welcome Back Sailors & Soviet Soviet. Recensione del concerto
L'accoppiata Welcome Back Sailors e Soviet Soviet è bizzarra. Sono due band non proprio affini da un punto di vista di stile musicale, di atmosfere, di pathos, di sound, di presenza scenica (e tanto altro). E la cosa che mi stimola ad andare a vederli dal vivo è proprio questa diversità.
I primi ad esibirsi sono i Welcome Back Sailors. Sono in due, sono reggiani, sono giovanissimi, sono uno di fronte all'altro al centro del palco e danno il fianco al pubblico.
Una chitarra elettrica, due microfoni, due 'tavoli da lavoro per l'elettronica' ed effetti vari riproducono i brani del loro ultimo cd: Yes/Sun.
Nel loro live risalta l'uso di una voce potente, a tratti malinconica e molto ben educata, la confidenza nell'uso dei suoni e degli effetti e una concentrazione costante.
Il loro elettro-pop scivola via audacemente e piacevolmente, senza troppe esagitazioni di sorta.
È poi il turno dei Soviet Soviet, di cui ho ascoltato qualcosa qua e là per cui ho una vaga idea di quello che mi aspetta.
Loro sono in tre (basso, chitarra e batteria) e vengono da Pesaro. Dall'intro resto spiazzato: sono molto di più di quello che avevo immaginato ascoltando i brani in giro per il web.
Sono ipnotici, potentissimi, veloci, deflagranti e tecnicamente sanno il fatto loro. Il loro ultimo lavoro è un EP e si chiama Summer, Jesus. Hanno altri album alle spalle e sono amatissimi all'estero dove spesso suonano. Tornando al live, i pezzi sono veloci, tirati, esplosivi, e soprattutto pieno di un postpunk puro e genuino.
Non si riesce a star fermi vedendoli sul palco. Il leader, cantante e bassista non sta fermo un istante, salta, si agita, si butta a terra, suona violentemente in una maniera pazzesca. Ha una presenza scenica da rockstar navigato. L'impatto sonoro e visivo di questa band è molto forte, molto diretto, imponente.
Due preziose scoperte. Decisamente.