Go Freegan!
E dopo i vegan, vennero i freegan.
Nuovi movimenti, nuovi orizzonti nascono in questo periodo storico dominato dal paradosso, movimenti di persone che usano la ratio e decidono di smettere di aspettare che qualcuno salvi loro la vita.
Freegan deriva da free + vegan e raggruppa individui – il movimento nasce negli Stati Uniti – che hanno fatto una scelta radicale: quella vegana prima e freegan dopo, ossia vivere di quello che la società consumistica occidentale spreca, riducendo consumi e, appunto, surplus produttivi.
Si nutrono di ciò che viene gettato via 'dai ricchi', lavorano per quello che serve a mantenersi, amano la terra e il loro prossimo.
I freegans, infatti, credono nel principio della condivisione, nella generosità, nella solidarietà sociale, nel libero arbitrio e nella cooperazione da contrapporre all’imperante consumismo, al materialismo della società contemporanea fondata su apatia morale, competitività, conformismo, e avidità.
Potrebbe farvi un certo 'nonsoche' pensare a persone che rovistano nella pattumiera o nelle cucine dei ristoranti: ma se pensate alle quantità che ogni giorno la grande distribuzione getta via per motivazioni puramente di marketing, perché la confezione non è abbastanza attraente o la frutta è troppo poco 'smaltata', o la data di scadenza troppo vicina... Il cibo viene anche gettato per motivi ancora più biechi, come quello di poter mantenere sul mercato un prezzo indecente, deciso in Borsa, né troppo alto, né troppo basso.
Il tutto considerando che al mondo ci sono un miliardo e venti milioni di persone che soffrono di mal nutrizione o denutrizione e che rischiano la vita per la mancanza di risorse.
Il cibo che i freegan recuperano è perfettamente commestibile: oltre a questo, anche vestiti, arredamento, elettronica vengono riciclati e riportati a vita nuova.
Uno degli attivisti più noti dei freegan, Tristam Stuart, il quale racconta la sua esperienza nel libro “Sprechi” (Edizioni Bruno Mondadori), ha cominciato a fare la spesa recuperando il cibo abbandonato nei cassonetti della spazzatura dei supermercati, scoprendo che la filiera alimentare spreca fra il 30% e il 40% del cibo prodotto perfettamente commestibile.
Negli Stati Uniti il movimento Freegan organizza, tramite freegan.info, dei veri e propri sit-in del recupero, dandosi orari e luoghi in cui andare a 'raccogliere' cibo o oggetti perfettamente utilizzabili.
Anche in Italia qualcosa si muove: si chiama Last Minute Market ed è un gruppo di ricerca sostenuto dall'Università di Bologna che, dal 2003, organizza la raccolta di “scarti” provenienti da supermercati, librerie, farmacie, mense per ridistribuirli a chi ne ha bisogno.
Nel 2011, Last Minute Market, fra tra gennaio e settembre, ha recuperato 890 tonnellate di cibo, tre milioni di euro, un milione e ottocentomila pasti.
Per ulteriori info:
www.lastminutemarket.it/
http://freegan.info/
www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=4We7Lu8yKms