Acqua: buona quella del rubinetto, ma c'è il rischio privatizzazione

In questi giorni si torna a parlare di acqua. Al centro del dibattito c'è il decreto legge 135/09 che all’articolo 15 prevede la privatizzazione della gestione dell’acqua. Il servizio idrico potrà essere affidato a un privato tramite gara pubblica o in via straordinaria senza gara con affidamento del servizio ad una società mista (pubblico-privato) dove però il privato sia stato scelto con gara.
Se passa la legge, l'acqua diventerà un bene di rilevanza economica. Ma l'acqua potabile è un bene primario, come l'aria, non può essere considerata alla stregua di una merce come l'elettricità o il gas!
Il rischio della privatizzazione è l'aumento delle tariffe che già in Italia sono abbastanza disomogenee tra una provincia e l'altra.

L'acqua che ci arriva in casa è buona e sicura quanto le acque che compriamo in bottiglia. L'acqua del rubinetto è potabile e garantita per uso alimentare. Diverse e accreditate indagini lo dimostrano. Altroconsumo ha verificato le caratteristiche che rendono un'acqua di qualità, come durezza, residuo fisso, sodio, cloriti, nitrati. E anche la sicurezza, controllando in laboratorio se vi fossero inquinanti tra i più insidiosi e incriminati, come metalli pesanti, pesticidi e solventi. Vagliata anche l'eventuale presenza di interferenti endocrini, nuovi contaminanti che potrebbero interferire sul sistema ormonale. "Gli acquedotti non lesinano i controlli e sono perfettamente in grado di rispettare i parametri di legge" dichiara l'associazione dei consumatori.
Sul sito ufficiale di Altroconsumo è possibile consultare la mappa delle città con l'acqua analizzata e controllare i risultati
Mappa città realizzata da Altroconsumo

Tasto dolente rimangono le tariffe.
Lo studio di Altroconsumo ha messo a confronto la bolletta annua su tre diversi profili di consumo. Una famiglia media utilizzando 200 metri cubi all'anno, in un anno spende per l'acqua a potabile a Firenze e Arezzo quanto per l'elettricità, oltre 440 euro. Un salasso, visto che a Milano e Venezia, per esempio, la stessa famiglia spende rispettivamente 110 e 154 euro. Nel mezzo tra i due estremi della classifica, esempi virtuosi come Catania, Roma, Catanzaro, Aosta e Campobasso, dove la stessa famiglia spende sotto i 200 euro. Ferrara, Ravenna, Perugia, Genova, Lecce e Bari, invece, seguono le due città toscane nella parte alta della classifica delle più care, tutte ben oltre i 300 euro.
Ulteriori aumenti renderebbero l'acqua quasi un privilegio e non più un diritto.

Per questo l'Associazione dei consumatori ha avviato la campagna Bevi l'acqua di casa con informazioni pratiche, servizi interattivi per sfatare luoghi comuni sull'acqua del rubinetto. Tutto su www.altroconsumo.it/acqua-potabile.


Per ulteriori informazioni sulla questione della gestione dell'acqua vedi:
il Forum italiano dei movimenti dell'acqua e Green Cross Italia