UNA VALLE CHE BRUCIA/ANALISI LOGICA ep: un disco ed un ep per Unorsominore

copertina Una valle che bruciaIl 14 aprile sono usciti "UNA VALLE CHE BRUCIA” e l'ep "ANALISI LOGICA" di Unòrsominòre. I due lavori giungono a cinque anni da "La vita agra" e vede entrambi alla produzione Fabio De Min dei Non Voglio Che Clara; l'etichetta è la diNotte Records. La prima opera è un cantautorato introspettivo e ricco di testi riflessivi che hanno diverse influenze come Sinigallia in "Hubris,o preghiera dei senza Dio"; Claudio Lolli rivisitato in chiave più groove in "Canzone del partigiano Giovanni, pt.1"; la batteria povera e sorda e i synth a tappeto dei The National in "Varsavia"; il minimalismo pop-acustico del songwriting di un Niccolò Fabi/Filippo Gatti in "Mattatoio"; i Cure di Disintegration con un recitativo degno del nostro Cesare Basile in "Canzone di Alekos".

 

"Analisi Logica" invece è un ep più elettrico in cui in "O Tempora" si suonano le gesta del nuovo trend di "criticare copertina Analisi logicatutti per non criticare nessuno" inseguendo un Bugo meno ironico e riuscito e i tanto discussi Cani. "Èpater le bourgeois" è un ghigno citazionistico paternale in salsa punk che forse fa più fighi e incazzati; "Pezzali" è un bellissimo pezzo di cantautorato, bello fino a quando si cerca ancora una inutile invettiva sul già denunciato.
I due lavori sono ottimi, anche perchè musicalmente ricercati e riusciti. E del fastidioso vizio di far stare in piedi una battaglia a tutto ciò che purtroppo non cambierà con una canzone, almeno si può apprezzare il tentativo. In fondo chi diceva che l'arte è un valvola di sfogo.... d'aria nella pancia.


Tracce di "Una valle che brucia":

1.Il demone meridiano 04:17
2.Hubris, o preghiera del senza Dio 05:04
3.Canzone del partigiano Giovanni, Pt. 1 04:26
4.Varsavia 05:11
5.Mattatoio 03:20
6.Canzone di Alekos 05:13
7.Uomini contro 07:10
8.Breve considerazione sul cosmo 03:18
9.Fare meno / Fare meglio 03:53
10.Clinofilia 06:04
11.18 aprile 04:36

tracce dell'ep "Analisi logica":

1.O tempora 07:56
2.Épater le bourgeois 03:02
3.Pezzali 03:25

Marco Pancrex

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CREATURE SELVAGGE: il primo disco del collettivo LASTANZADIGRETA

lastanzadigretaÉ uscito il 2 dicembre del 2016 il primo album "Creature selvagge", della band torinese LASTANZADIGRETA, per la storica etichetta Sciopero Records dei Yo Yo Mundi, distribuito da Self. Il lavoro sembra usare strumenti giocattolo ripresi da una polverosa cantina, insieme ai dischi di De Andrè ("Creature selvagge") e Branduardi ("4-4-2"). "Lisa" invece ha un impianto più folk-rock alla Pogues; "Erri" è una compat-ballad che richiama alla mente i migliori lavori dei Modena City Ramblers; "Vita di Galileo" è un cavernoso wave semiacustico alla Diaframma di Siberia; "Preludio al deserto" ora ricorda i darwinismi del Banco del Mutuo Soccorso, ora le sarabande etereo-rumoriste dei Dead Can Dance.

E poi al gucciniano inno di "Inviti" fa da contrappeso la più elettrica e nevrastenica "Deserto" in odor di Battiato di "Gommalacca". Un'opera ricca di spunti quella di questo collettivo torinese che merita la possibilità di fare ancora musica contro e in questo periodo di crisi creativo-coimmerciale, dove la riscoperta dei vecchi strumenti e parole hanno un nuovo vento a spolverarle.

Tracce:
1.Creature selvagge     
2.4-4-2     
3.Lisa     
4.Erri     
5.La fatina delle frottole     
6.Vita di Galileo     
7.Camarade Gagarine     
8.Preludio a Deserto     
9.Inviti     
10.Deserto     
11.Foglia d’autunno     
12.Amore e psiche

Marco Pancrex

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PREGA PER ME, il secondo album dei Todo Modo

TODOMODOÈ uscito il 31 marzo per Goodfellas, il secondo lavoro dei Todo Modo, band formata da Giorgio Prette, Xabier Iriondo e Paolo Saporiti. Il titolo è "Prega per me" e ha in copertina l'immagine del padre di Prette mentre gioca a golf: sport scelto come metafora dalla band perchè nel suo alternarsi di buca dopo buca e un continuo arrivare-ripartire dove ci si affida alla forza del gesto e alla fiducia della geometria variabile della pallina-vita.
Un disco sulla fiducia intesa anche come fede in un "possibile" a cui, ormai, opponiamo la tragica resa incondizionata degli eventi. Oggi, tramite l'impegno sociale dei testi e la loro strategica ricercatezza dell'empatia con l'ascoltatore, nonchè le rasoiate di ritmica e chitarre, più che mai è il momento che la musica deve avere un ruolo di "risveglio individuale" che si possa fare non volutamente ma speratamente generazionale.
"La fine del mondo" è una un post-punk dove i colpi storti di batteria di Prette sembrano dare il risveglio dal sogno dronico della chitarra fuzzonissima di Iriondo, mentre Saporiti come un San Giovanni sente venire la fine del modo e lo ripete in una salmodia emozionante come non mai; "Non vedi che fa male" un ritualistico avant-rock contorsionista alla "Modern Dance" dei Pere Ubu; "Clandestino" si occupa di una tematica che purtroppo è tristemente attuale e lo fa con la pacatezza di una linea di scrittura scarna e essenziale che ricorda qualche ballata del nostro Saporiti dei suoi primi album solisti; "Prendi a calci i tuoi dolori" è una cavalcata tra Motorhead e Stooges con la voce di Paolo che sembra cantare una nota impossibile e sospesa; "Vero" è un un vero e proprio pezzo progressivo in quanto passa da un treno stoner rock e apre una una parantesi spoken-word per poi chiudere in una coda looperistica; "Fino a farmi male" ha un testo stupendo che mette in evidenza la difficoltà di un individuo di capire se, davanti a tutto questo male-bene in un ottica esistenzialista; "Non dite niente" ci dà modo di parlare di un cantautorato fine anni novanta che prende influenze soft-grunge alla Stone Temple Pilots; "La figlia del re" è una piece di teatro sperimentale che rilancia la commediuccia mocciana e ne stravolge gli stereotipi per farne un canovaccio sartriano sulla voglia di emancipazione dalla dipendenza affettiva; "Prega per me" è un ballatone decostruito sulla pelle di un moderno fariseo, in cui ritorna il motto di Patty Smith sulla colpa-non-colpa che libera tutti dal peccato della pietra scagliata per disperazione di vivere; il doom sporco-dronico recitativo di "La ballata di Rouen" fa da contraltare a "Nel nome mio" che è una ninna nanna acustica e riflessiva.
Sì perchè alla fine di quest'opera si esce coinvolti e dove non basta lo stomaco, ci viene in aiuto la riflessione. È così che quella "possibilità" che forse alla fine ci verrà concessa non dalla reiterazione dell'abitudine di stare al mondo, ma dall'invenzione di uno slancio nuovo e originale di un necessario peccare, darà il senso allo stesso peccato.

tracce:

 1.La fine del mondo
 2.Non vedi che fa male
 3.Clandestino
 4.Prendi a calci i tuoi dolori
 5.Passaggio a livello
 6.Vero
 7.Fino a farmi male
 8.Non dite niente
 9.La figlia del re
 10.Prega per me
 11.Nel nome mio
 12.La ballata di Rouen   


 Marco Pancrex

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CYCLES, il nuovo lavoro di Marcello Bonanno

Cycles copertinaVenerdì 31 marzo è uscito per Almendra Musi, "Cycles", il nuovo album di Marcello Bonanno. In ogni sistema percettivo sensoriale non c'è solo un informatore( concetto meditativo ispirante il musicista in questione), ma un elaboratore-percettivo eterodiretto e interiorizzato( guida alla scoperta decodificante dell'informazione-concetto) e infine un esecutore-effettore che è appunto il nostro Bonanno che con un virtuosismo sensibilizzato rende il gesto sonoro anzi i tredici atti sonori influenzati da sè e per sè stessi in una "ciclicità" del senso-causa-risposta. Detto ciò, non a caso il disco è un compendio di classica contemporanea emozionante e visionaria minimalista e intrisa di lirismo allo stesso tempo. "Die Vorstufe des Chaos" è un prologo dove il tamburreggiare del piano crea una dinamica di accenti e silenzi egualmente evocativi e preparatori a "Cycle I" che ha una punteggiatura che ricorda molto gli esperimenti di "avanguardia melodica" con crescenti polifonici struggenti. "Milano" è una marcia Ligetiana; "Assenza" ricorda le composizioni di impenetrabilità di Luciano Cilio; "Cycles 2" ha un fremito lirico alla Michael Newman che nella neoclassica noir di "In nome del padre [Ninna nanna per Lorenzo]" raggiunge una vetta comunicativa; "Cycle III" è un core di sovraicisioni reiterate tipiche della classica più mainstream con un'elettronica che Bonanno ci tiene a definire:" fatta a mano", partendo proprio da un utilizzo “scorretto” e disobbediente di programmi popolarissimi come Garage Band" in modo tale comunque "che fosse tutto eseguibile in maniera canonica su un normale pianoforte, senza alcun ricorso a sovraincisioni o effetti elettronici, e tutto scritto in notazione classica su uno spartito». Oltre all'informazione in input ("sentire il movimento") e a quella effettuata nell'ordine di "muoversi sensibilmente sul piano dosando tocco e profondità sul tasto", in noi si forma un effetto comparatore che dovrebbe agire informandoci sul giusto e sbagliato del agire-sentire. Ebbene il manicheismo di questa essenza giudicante è sospesa dal silenzio-fragore di ogni attesa-emozione.

tracce:

1. Die Vorstufe des Chaos
2. Cycle I
3. Milano
4. Assenza
5. Cycle II
6. Bagatelle
7. In nome del padre [Ninna nanna per Lorenzo]
8. Györgyplatz
9. Cycle III
10. Lorentz Boost
11. Il pianto di Chiara
12. Cycle IV
15. Invocazione

Marco Pancrex

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DISTRUZIONI PER L'USO, l'album d'esordio degli Arnesi

arnesiIl 3 aprile 2017 è uscito, per La Clinica Dischi, il disco d'esordio "Distruzioni per l'uso" degli Arnesi con la promozione e distribuzione: La Clinica Dischi e Worilla-Press&Promotion. Questo lavoro è di chiara sperimentazione nei territori di quello che gli stessi Arnesi definiscono "rock rurale". Il lavoro richiama alla mente una miriade di influenze che vanno dagli Stooges di Fanhouse ai John Spencer Blues Explosion, non tralasciando il bluegrass acido di stampo seventies di Rolling Stones e Cream.

L'apripista del disco è un pezzo come "Il presidente" che non le manda a dire riguardo alla denuncia dei sporchi giochi di potere dal clientelismo ai leccaculismo. In "Riveglio" sembra sentire i cari vecchi Kyuss di Blues for the red sun. "Ieri ho picchiato mia nonna" è un boogie-rock malato sotto anestetico col tipico non-sense che rende le liriche degli Arnesi fottutamente affascinanti. "Mentire a se stessi", è una contorsione d'armonica a bocca che ci proietta, nelle sue parti prog, in qualche suite degli Area. "Chirurgia estetica" è un carrozzone di classick-blues alla Disraeli Gears con un testo di chiaro riferimento postmodernista. "GELIDA" è un esperimento di avant-rock che strizza l'occhio allo Zappa meno tecnico e più hippy e di Freak Out. Il suo testo che come tutti gli altri denuncia con rabbia un appartenenza al "wild side" Lou Reediano, si distingue per un intimismo diretto e un chiaro e cercato refrain art-pop.
Gli Arnesi sono una band completa sia per la grande tecnica, mai di maniera, messa in ogni pezzo, sia per un rifiuto in fase di composizione e arrangiamento degli standard della forma-canzone che rendono ogni pezzo, seppur chiuso in un suono monolitico che li caratterizza, una cifra a sè e a sè stante. E ascolto dopo ascolto il conto finale, tra uscite ed entrate, si chiude con un bilancio nettamente positivo.
L'America a Livorno? Possibile anzi, certo. E, per quello che ci hanno dimostrato sapendo prenderci per il culo soprattutto con le parole, il Mar Ligure sarà il suo indiscutibile Oceano.

TRACCE

1- RISVEGLIO
2- IL PRESIDENTE
3- SURF AL CALAMBRONE
4- IERI HO PICCHIATO MIA NONNA
5- MENTIRE A SE’ STESSI
6- CHIRURGIA ESTETICA
7- SOGNO LA PENSIONE
8- GELIDA

Marco Pancrex

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