Rifiuti: come ridurre la propria produzione domestica di spazzatura

Come vengono trattati i rifiuti in Italia? Poca raccolta differenziata (ma già si sapeva) e dall'ultimo rapporto Panorama mondiale dei rifiuti 2009, il primo studio sistematico sulla produzione e lo smaltimento dei rifiuti a livello internazionale, emerge un dato inquietante. Ogni anno in Italia finiscono in discarica 15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 48% del totale prodotto e oltre il 65% dei rifiuti raccolti: di questi, buona parte viene interrata senza trattamento preventivo. L'Italia si aggiudica uno degli ultimi posti in quanto a sensibilità ambientale. Sempre dallo stesso rapporto emerge che in Francia, ad esempio, il 33% dei rifiuti viene termovalorizzato e il 31% riciclato; in Germania il 24,6% e' termovalorizzato e il 50,4% riciclato. Percentuali che salgono in Svezia (46,8% termovalorizzato, 47,2% riciclato), in Belgio (36,3% termovalorizzato, 58,7% riciclato), e in Danimarca (54% termovalorizzato, 41% riciclato).
.
In occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (21 - 29 novembre 2009) ecco qualche buona indicazione per ridurre la produzione di rifiuti domestici. Contiene alcuni criteri per ridurre considerevolmente la propria produzione di rifiuti domestica, grazie alle scelte di acquisto.

 


Riduzione dei rifiuti - Cosa posso fare? Un piccolo manuale per ridurre la produzione domestica di rifiuti
Come consumatori è importante intervenire con le nostre scelte di acquisto, ponendo attenzione sia al volume che alla qualità degli imballaggi. I rifiuti infatti rappresentano un costo a carico della società in cui viviamo, e non bisogna dimenticare che le scelte dei consumatori influenzano fortemente le scelte produttive a monte della catena.


• Preferisci prodotti con poco imballaggio - Ci sono prodotti in cui gran parte dell’imballaggio è utilizzata per scopi promozionali o di marketing,che è inutile per il consumatore ma che a volte può incidere significativamente sul prezzo.
• Preferisci prodotti concentrati - Diluendo in acqua i prodotti concentrati riduci notevolmente il volume dell’imballaggio e al momento dell’acquisto non paghi il costo dell’acqua, del maggior imballaggio e dei trasporti ad esso associati.
• Preferisci prodotti “formato famiglia” - Sono più convenienti dei prodotti monodose e sono caratterizzati da un volume di imballaggio inferiore per unità di prodotto rispetto alle confezioni più piccole.
• Preferisci prodotti con contenuto ricaricabile - Ogni volta che utilizzi una ricarica (refill) per un prodotto risparmi all’ambiente un imballaggio molto più voluminoso da smaltire, senza contare che questi prodotti sono spesso più economici.
• Scegli imballaggi costituiti da un solo materiale - Un imballaggio costituito da più di un materiale non è differenziabile, anche se i singoli materiali che lo compongono lo sono; per questo è meglio evitare l’acquisto di prodotti con imballaggi multimateriale.
• Non abusare di prodotti “usa e getta” - La cultura dell’”usa e getta” si è molto diffusa nella nostra società, soprattutto per l’apparente economicità e praticità. Non vengono però spesso considerati i costi sociali e gli impatti ambientali correlati a un uso non consapevole di questi prodotti (bicchieri, piatti e posate, rasoi, macchine fotografiche, batterie…). Limitandone l’acquisto a situazioni particolari si riduce notevolmente il volume dei rifiuti prodotti in ambito domestico.
• Per fare la spesa preferisci... - … ai sacchetti di plastica, quelli di carta o ancor meglio di tessuto che potrai utilizzare per molti anni. Ridurrai il numero di sacchetti di plastica in circolazione, che spesso sono tra i rifiuti abbandonati nell’ambiente e che vengono portati dal vento e dal mare in ogni angolo del nostro pianeta.

  • Visite: 6667

Città di transizione: come vivere senza petrolio

E se un giorno ci svegliassimo è fosse tutto fermo. Niente macchine, trasporti bloccati, supermercati senza rifornimenti, fabbriche chiuse. E' finito il petrolio.
Saremmo in grado di rimboccarci le maniche e fare qualcosa per sopravvivere?
Non so cosa saremmo in grado di combinare!
E così ieri sera (presso il Cortile caffè di Bologna) sono stata ad un incontro organizzato dall'Associazione Civico 32.
Si parlava di città di Transizione: come creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio.
A parlarne Cristiano Bottone, vicepresidente e fondatore di Transition Italia.
Eloquio scorrevole ed esempi pratici, così Cristiano ha spiegato, alla sala con almeno 50 presenti, concetti come resilienza e permacultura.
La resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi e sopravvivere a eventi esterni anche di tipo fortemente traumatico. Per la nostra società fortemente dipendente dal petrolio sarebbe un bel trauma sapere che la risorsa energetica più sfruttata (il petrolio appunto) non è più disponibile o non lo sarà più a basso costo!. Il petrolio è una risorsa limitata e in tempi di crisi (come quella che stiamo vivendo) sarebbe utile sapere come ( o preparsi ) a farne a meno.
Da 150 anni il nostro sviluppo è basato quasi unicamente sullo sfruttamento del petrolio. I governi - nonostante da anni si parli del problema - non hanno sviluppato tecnologie alternative e valide per tenere in piedi il sistema così come è strutturato oggi.
Il nostro benessere poggia su una base troppo fragile. Ecco come Cristiano ha spiegato il nostro rapporto con il sistema in cui viviamo.
Immaginiamo un panda (bassa capacità di resilienza) e un topo (alta capacità di resilienza).
Il panda ha bisogno del proprio habitat per sopravvivere. E' difficile che si adatti ad altre condizioni. Il rischio è l'estinzione.
Invece il topo è altamente adattabile. Mangia qualunque cosa ed prolifico all'inverosimile.
La capacità di adattarsi garantisce la sopravvivenza.
Il nostro sistema industrializzato è certamente comodo, ma ci ha resi tutti un pò "panda". Sarebbe difficile sopravvivere fuori da questo sistema.
Ed è ormai evidente che questo sistema è al collasso. Bisogna imparare dai topi.
Creare comunità solidali e capaci di adattarsi, saper ottimizzare le risorse per creare rete.

Nasce così il progetto della Transizione: un movimento culturale che vuole ricondurre i modelli sociali e di sfruttamento delle risorse a una dimensione che riconosca e rispetti i limiti biologici del pianeta. L'obiettivo del progetto è di preparare le comunità ad affrontare la doppia sfida costituita dal sommarsi del riscaldamento globale e del picco del petrolio.
Nascono così dei gruppi strutturati in cui le persone che vivono in uno stesso posto creano nuove relazioni sociali basato sulla condivisione di sapere ed insieme imparano: " a saper fare". A saper far di tutto: piantare alberi, coltivare orti, installare pannelli solari, ricostruire le relazioni sociali, formazione, sostiene l'economia locale, modifica le strade, stende piste ciclabili, rende le piazze ospitali, e così via.
La Transizione fornisce un metodo e tanti strumenti operativi che vengono continuamente rivisti e migliorati grazie all'apporto di tutte le esperienze in corso.

La Transizione propone un modello diverso, ispirato alla Permacultura (disciplina che in Italia è praticamente sconosciuta). La Permacultura studia il modo in cui la natura si organizza e ne imita le strategie applicandole agli insediamenti umani, all’agricoltura, all’economia fino a diventare una vera e propria filosofia generale.

Seguendo la logica della Permacultura la Transizione propone:

  1. La rilocalizzazione delle risorse fondamentali della comunità (cibo, energia, edilizia, sanità, oggetti d’uso primario).
  2. La ricostruzione di un florido sistema economico locale (chi gode dei soldi che guadagni?)
  3. La riqualificazione delle persone (quante cose sai fare che servono davvero a qualcosa?)
  4. La riduzione del fabbisogno energetico e l’uso attento delle risorse (la natura non spreca e se ci pensate bene il concetto di “rifiuto” in natura non esiste)
  5. Una rivoluzione che nasce dal basso, un percorso in cui la comunità individua e attua le soluzioni che ritiene più efficaci e progetta il proprio futuro partendo da piccoli gruppi di cittadini.

Meraviglioso effetto collaterale di questo impegno è quello in cui la folla di individui prodotta dall’attuale economia di mercato ridiventa Comunità, organismo sociale fatto di interconnessioni e relazioni umane.

Per ulteriori informazioni:
Io e la transizione il blog di Cristiano Bottone

L'immagine dell'articolo è tratta dal sito
www.scuoladipratichesostenibili.it
  • Visite: 4901

Acqua: buona quella del rubinetto, ma c'è il rischio privatizzazione

In questi giorni si torna a parlare di acqua. Al centro del dibattito c'è il decreto legge 135/09 che all’articolo 15 prevede la privatizzazione della gestione dell’acqua. Il servizio idrico potrà essere affidato a un privato tramite gara pubblica o in via straordinaria senza gara con affidamento del servizio ad una società mista (pubblico-privato) dove però il privato sia stato scelto con gara.
Se passa la legge, l'acqua diventerà un bene di rilevanza economica. Ma l'acqua potabile è un bene primario, come l'aria, non può essere considerata alla stregua di una merce come l'elettricità o il gas!
Il rischio della privatizzazione è l'aumento delle tariffe che già in Italia sono abbastanza disomogenee tra una provincia e l'altra.

L'acqua che ci arriva in casa è buona e sicura quanto le acque che compriamo in bottiglia. L'acqua del rubinetto è potabile e garantita per uso alimentare. Diverse e accreditate indagini lo dimostrano. Altroconsumo ha verificato le caratteristiche che rendono un'acqua di qualità, come durezza, residuo fisso, sodio, cloriti, nitrati. E anche la sicurezza, controllando in laboratorio se vi fossero inquinanti tra i più insidiosi e incriminati, come metalli pesanti, pesticidi e solventi. Vagliata anche l'eventuale presenza di interferenti endocrini, nuovi contaminanti che potrebbero interferire sul sistema ormonale. "Gli acquedotti non lesinano i controlli e sono perfettamente in grado di rispettare i parametri di legge" dichiara l'associazione dei consumatori.
Sul sito ufficiale di Altroconsumo è possibile consultare la mappa delle città con l'acqua analizzata e controllare i risultati
Mappa città realizzata da Altroconsumo

Tasto dolente rimangono le tariffe.
Lo studio di Altroconsumo ha messo a confronto la bolletta annua su tre diversi profili di consumo. Una famiglia media utilizzando 200 metri cubi all'anno, in un anno spende per l'acqua a potabile a Firenze e Arezzo quanto per l'elettricità, oltre 440 euro. Un salasso, visto che a Milano e Venezia, per esempio, la stessa famiglia spende rispettivamente 110 e 154 euro. Nel mezzo tra i due estremi della classifica, esempi virtuosi come Catania, Roma, Catanzaro, Aosta e Campobasso, dove la stessa famiglia spende sotto i 200 euro. Ferrara, Ravenna, Perugia, Genova, Lecce e Bari, invece, seguono le due città toscane nella parte alta della classifica delle più care, tutte ben oltre i 300 euro.
Ulteriori aumenti renderebbero l'acqua quasi un privilegio e non più un diritto.

Per questo l'Associazione dei consumatori ha avviato la campagna Bevi l'acqua di casa con informazioni pratiche, servizi interattivi per sfatare luoghi comuni sull'acqua del rubinetto. Tutto su www.altroconsumo.it/acqua-potabile.


Per ulteriori informazioni sulla questione della gestione dell'acqua vedi:
il Forum italiano dei movimenti dell'acqua e Green Cross Italia
  • Visite: 2743

Mobilità sostenibile e inquinamento: cosa si può fare in concreto

L'effetto serra, l'inquinamento, lo scioglimento dei ghiacciai. Problemi seri e su cui noi pensiamo sempre di non poter incidere. E invece l'opinione del singolo (moltiplicato a catena per migliaia di singole buone opinioni) può smuovere le montagne.

E ridurre anche qualche gas serra in giro ottimizzando l'uso dei trasporti.
Ecco le dodici mosse studiate dal WWF nel dossier “Potenziale delle misure di riduzione del gas-serra nel sistema de trasporti italiano” consegnato ai ministri delle Infrastrutture e dei trasporti e dell’Ambiente.

Primo, preferire auto più piccole: valgono una riduzione di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, dice il Wwf.
Secondo, riorientare gradualmente il mercato verso veicoli di medio-piccola cilindrata (implicito nel target europeo di auto che emettano 140 grammi di CO2/km).
Terzo, puntare sulle auto ibride che comportano un taglio di 2,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. Ancora, aumentare gli spostamenti in bicicletta che garantiscono una riduzione di 2,7 milioni di tonnellate di CO2 all’anno: oltre metà degli spostamenti della popolazione residente nel nord Italia si sviluppa entro i dieci chilometri, spiegano i tecnici del Wwf, e se solo il 30% di tale componente fosse messa nella condizione di scegliere la bicicletta si otterrebbe un taglio su scala nazionale di oltre due milioni e mezzo di tonnellate di gas serra.
Quinto, più viaggi in treno, bus e tram portano a un taglio tra 2,4 e 3,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Sesto, più trasporti in nave possono tagliare tra 300 e 900mila milioni di tonnellate di gas serra in dodici mesi.

Al punto sette il Wwf chiede di potenziare la rete stradale tenendo contro del rapporto tra la localizzazione funzionale delle singole attività economiche e civili (centri commerciali, zone artigianali, industriali eccetera) e le esigenze di mobilità, ottenendo così un risparmio di 90 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
L’ottava mossa? Adottare una riduzione dei limiti di velocità in autostrada da 130 a 110 chilometri orari, in modo da contenere i consumi energetici, l’inquinamento atmosferico e l’incidentalità. Questa sola misura produrrebbe un risparmio di un milione di tonnellate di CO2 all’anno.
Sostenere politiche innovative per la riorganizzazione della distribuzione delle merci su scala urbana migliorando l’efficienza, anche energetica, del sistema dei trasporti, e perseguendo l’innalzamento del coefficiente medio di carico dei veicoli industriali del 3% è la nona proposta; proposta che può portare, su scala nazionale, a un risparmio di 1,5 milioni di tonnellate gas serra in 12 mesi. Ancora, secondo l’associazione occorre introdurre la tariffa assicurativa equa, la “pay-as-you-drive” (payd), che si basa sull’effettivo uso dell’auto e comporta una tariffa marginale decrescente “parametrata”, per esempio, ai chilometri. Con questa tariffa si avrebbe un risparmio di 3,7 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Punto 11: favorire gli operatori che agiscono nel settore della logistica multimodale integrata che sappiano realizzare sistemi più efficienti nell’ottimizzazione dei flussi di trasporto e di individuazione dei siti più idonei di stoccaggio delle merci, con un occhio al risparmio energetico, portando su scala nazionale a una riduzione del 5% delle distanze medie percorse.

Così facendo, secondo gli ambientalisti, si avrebbero 3,2 milioni di tonnellate di CO2 in meno all’anno.
Infine, il Wwf chiede di introdurre criteri selettivi o incentivi che consentano di realizzare espansioni urbane solo nelle aree dove si sviluppi anche la rete di trasporto pubblico, e definire patti territoriali con cittadini ed enti locali che consentano di realizzare infrastrutture funzionali a soddisfare una mobilità locale extraurbana. Misure che, insieme, varrebbero un taglio di circa 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica in un anno.
  • Visite: 3016

Pannelli solari su ogni casa: Legambiente spinge per gli incentivi

SOLE PER TUTTI.
UN IMPIANTO SU OGNI TETTO: NUOVA CAMPAGNA DI LEGAMBIENTE
Con una petizione che raccoglierà firme in tutta Italia, Legambiente lancia la nuova campagna "Sole per tutti" e chiede allo Stato italiano di adoperarsi perché ogni casa abbia un pannello solare sul tetto.

A Copenhagen, a dicembre, il Mondo deve decidere come fermare i cambiamenti climatici.

Serve infatti una riduzione delle emissioni di CO2 nei Paesi industrializzati per salvare milioni di persone dalle catastrofi causate dai cambiamenti climatici che produrranno anche l'aumento della povertà e dell'emigrazione.
 

"Non c'è più tempo e servono risposte immediate sui cambiamenti climatici - dice Andrea Poggio, vicedirettore Nazionale di Legambiente - Noi siamo come sempre in prima fila e faremo la nostra parte: con questa petizione chiediamo al Governo impegni seri e concreti, a sostegno delle nostre proposte che potranno anche rilanciare l'economia in crisi. Copenhagen è un'occasione da non perdere ma tutti possono fare la propria parte per fermare i cambiamenti climatici. Lo Stato dovrà dare una risposta alle migliaia di firme dei cittadini italiani e aiutarci perché sul tetto di ogni italiano ci sia un impianto solare. Siamo o non siamo il Paese del Sole?"
 
Ecco gli impegni che la petizione di Legambiente chiede allo Stato:
 
- un metro quadrato a testa di solare termico: Oggi in Austria vi sono 40 volte più collettori per abitante dell'Italia, noi vogliamo arrivare a un metro quadrato a testa di collettore per scaldare l'acqua per gli usi domestici. Si può fare se il Governo assicura anche in futuro la detrazione dalle tasse del 55% delle spese. Produrre e installare 1 metro di collettore solare a testa creerebbe 400 mila posti di lavoro. L'energia risparmiata, 42 Twh termici, sarebbe pari a quella consumata da 4 grandi centrali.
 
- 10.000 MW fotovoltaici: Il Governo deve lasciare gli incentivi in "conto energia" per tutti coloro che vogliono installare pannelli solari sugli edifici. Per generare 10.000 MW fotovoltaici, pari al fabbisogno quotidiani di energia elettrica in Italia, si impegnerebbero solamente il 7% dei tetti delle costruzioni esistenti, fornendo direttamente elettricità pulita agli abitanti e si creerebbero così 100mila posti di lavoro. La produzione sarebbe pari al 5% dell'elettricità oggi consumata in Italia, anche di più se si utilizzassero apparecchi ad alta efficienza. I pannelli sono sempre meno costosi e in pochi anni non avrebbero più bisogno di incentivi.
 
- un milione di case efficienti all'anno: E' possibile offrire a tutti la possibilità di vivere in case moderne e confortevoli, con consumi energetici e bollette dimezzate. E' urgente un diffuso programma di riqualificazione degli edifici e semplificare le procedure, confermando la detrazione del 55% degli investimenti energetici nelle nostre abitazioni. Nelle case efficienti, come quelle di classe A o B, si ha mediamente un risparmio di 1000 euro l'anno a famiglia. Gli incentivi del 55% hanno mosso in 2 anni investimenti pari a 3,5miliardi di Euro e già permesso di risparmiare 2,7 Twh all'anno.
 
- Vita più semplice per chi si impegna: Ai Comuni, alle Regioni e al Governo Nazionale chiediamo di aiutare tutti coloro che vogliono installare un pannello solare o realizzare un intervento di risparmio energetico attraverso una semplificazione decisa di tutte le procedure burocratiche.
 
Si può aderire alla petizione direttamente dal sito http://www.legambiente.eu/ oppure scrivendo a Legambiente per aderire alla campagna ed avere moduli e volantini a Legambiente onlus, via Salaria, 403 - 00199 Roma, oppure Via Vida, 7 - 20127 Milano. Per saperne di più sui cambiamenti climatici si può anche visitare il sito http://www.stopthefever.org/, e prendere i propri impegni per fermare la febbre del Pianeta. Per saperne di più sulle rinnovabili in Italia, a chi rivolgersi e a chi chiedere finanziamenti c'è il sito http://www.fonti-rinnovabili.it/.
Per conoscere soluzioni per vivere, abitare, viaggiare e scegliere uno stile di vita eco-sostenibile si può visitare il sito http://www.viviconstile.org/
(Fonte: legambiente)
 

  • Visite: 2681