9, il nuovo album di Carlo Barbagallo

Il 5 maggio è uscito il disco "9" per TrovBARBAGALLO9arobato, Malintenti Dischi, Stereodischi, Noja Recordings e Wild Love Records con distribuzione Audioglobe. Il disco dell'artista siciliano Carlo Barbagallo racchiude una curiosità in sé: descrivere un ciclo e suggerire dei modi per uscirne. La forma del numero stesso come in un dipinto di Escher, è celata o palese a molteplici livelli: dal numero dei brani alla struttura di essi, dall’artwork alle armonie.

Per quanto rigurda il territorio sonoro del progetto è una commistione di generi. Si va dal post-jazz alla Tortoise di "Any girl's eyes", al avant-southern-rock di "Dreams" un pò Grandaddy, un pò Afghan Wings; "Save hide save" sembra una traccia sbilenca dei Morphine; "Nothing" è un impero della mente di Lynch; "Cypress Tree" sembra una canterbury Wyatt-posed-track; "9 years" è un drone-folk pieno di feedback che sa tanto di noise-gum negli archetti rotti dei Dirty Three; "This Queen" chiude il lotto con l'eleganza di un Sufjan Stevens di Age of Adz. Un disco variopinto e interessante proprio perchè offre all'ascolto un alto livello di finta e la finta nella pratica sportiva disorienta la capacità di anticipazione, portando a segno il giocatore.

TRACCE

1.any girl's eyes
2.11 dreams
3.save hide save
4.nothing
5.rust
6.cypress tree
7.9 years
8.her king
9.clowns.
10.this queen

Marco Pancrex

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NON PREOCCUPARTI, l'ep di debutto di Stramare

stramare"NON PREOCCUPARTI" è ufficialmente l'EP di debutto di Stramare ossia il progetto del cantautore piemontese Matteo Palazzolo, prodotto in collaborazione con Kobayashi Management sarà disponibile in tutti i digital store dal 12 maggio 2017.

"Salsedine" è una bellissima ballata filastroccosa di folk minimale che ricorda le bellissime perle sonore di Ivan Graziani;
"Luna" è un rintocco di piano rhodes che tra glissandi e dinamiche accese diventa emozionante e rassicurante; "Segni di vita" è un pezzo orintato tra le darkerie di Chimenti e il levare di Fossati; "Ti ricordi?" invece è un jazzy-pop da sabato italiano di Sergio Caputo e la giocosità favoleggiante alla Dente; "Torino" è un bozzetto è un tentativo riuscito del mettersi in coda alla Milano di Dalla e alla Bologna di Guccini, nella descrizione di una geografia sentimentale in accordi minimi e misurati.

Questa ricerca del bello nel poco e sussurrato esalta anche i momenti più up dell'ep e tutto si fa concentrato in una mappa sonorizzante delllo stare al mondo sincero, schietto e privo perciò di roboanti ingredienti sovrastrutturali. Ne esce una voce intensa. Una voce nuova.

TRACCE

1.Salsedine
2.Luna
3.Sogni di vita
4.Ti ricordi?
5.Torino

Marco Pancrex

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NO HUMAN DREAMS, l'album di Stefano Meli

stefano Meli No Human DreamIl 28 aprile è uscito, per la Seltz Recordz, "No human dream", il disco di Stefano Meli. Il lavoro si avvale della preziosa collaborazione dei Gentless3 (Carlo Natoli al basso e al mix, Sergio Occhipinti al basso e alle Spoken Words, Sebastiano Cataudo alla batteria) e della violinista spagnola Anna Galba (Fratelli La Strada). Il progetto è la trasposizione strumentale di un mondo vivente che, come dice il titolo, si piega alla resa del disincanto e perde anche la possibilità creativa del sogno. Questa concettualità si fa applicazione nel minimalismo espressivo che sceglie di avvalersi soltanto di un vecchio mixer e di un piccolo registratore digitale perchè il suono sia diretto e sincero. Il blues segna il confine di appartenenza tra ciò che si è compiuto e la riflessione sul futuro interrotto.

"Pietra" è la melodica versione di una elugubrazione tra shoegaze e post-rock prendendo per la giacchetta sia Nick Drake che gli Explosions in the sky; "Tree" è Ry Cooder di Paris,Texas più esercizi annessi alla Robbie Basho col violino di qualche saloon del lontano west; "Sonoma" chiede il permesso al grande diavolo di Lee Hooker per raccomandarsi al successo; "Rain" ha nella coda una armonica a bocca da far perdere il fiato a qualunque bluesman improvvisato e gli umori scuri dei Six Organs of Admittance; "Noose" è un paesaggio sonoro post-ambient senza i glitch della "Venezia" di Fennesz; "Desert" sa di una lunga attesa del mistico vociferare di un David Tibet che ritarda a iniziare lo sproloquio in favore di una sottopercussione alla Suicide; "No Human Dream" mi ricorda una floydiana divagazione sulle frequenze di uno spoken-word molto Brian Jonestown Massacre.
Ebbene anche se Stefano Meli non lo sa, la sua descrizione distorta dell'apocalisse ci ha portato in un mondo sonoro ricco di nuove forme di vita sconosciute. Esse ci hanno parlato come fanno ancora pochi esseri umani. Poi il sveglio e accanto al sudore del cuscino c'è il miracolo dell'acqua. Nemmeno tanto lontano, in un bicchiere che sta per rompersi sul pavimento. Poi ancora ridestati nuovamente alla realtà di un'ufficio, dopo il sogno nel sogno, non sappiamo se questa è la volta buona di dimenticare o ricordare quegli uomini che da lontano ci parlano ancora di vita e la suonano con le stesse note di Stefano.

TRACCE

01 - Petra
02 - Tree
03 - Sonoma
04 - Rain
05- Noose
06 - Desert
07 - No Human Dream
08 - Kee
09 - Stella

Marco Pancrex

 

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LET'S GALLOP, il disco d'esordio di One Horse Band

Il 28 aprile è uscito il primo album del progetto One horse band dal titolo "Let's gallop". Dietro il moniker si nasconde un performer-one man show milanese che ha iniziato a esibirsi quasi per gioco nel 2015 sotto questo nomignolo in tutta Italia on the road, riuscendo poi ad aprire i concerti di Bob Log III e di Jack Broadbent. Come avete percepito da questi ultimi due nomi, il nostro si muove tra territori boogie-rock, fuzzy-blues e garage.

Infatti in "Declaration" sembra un figlio di un predicatore americano di una setta neo-cristiana che chiama a raccolta i suoi adepti per iniziare la liturgia insieme a cotanto Jack White; "Howlin'at your door" sembra invece una maledizione di Howlin' wolf rivista in chiave Fogarty-style; "Uh hu hu year!" ha il riff rubato ai Rolling Stones luridi di Beggars Banquet; ancora avant-boogie alla Captain Beefheart in "Mama i think i'm drunk", mentre più minimal blues sembra "One horse blues"; "Venus" è space-a-billy che i Cramps avrebbero voluto scrivere se non l'avrebbero già fatto gli Shocking Blues di cui questa cover ha più gli umori di una Personal jesus dei Depeche Mode; il fingerpicking figlio dell'"America" di Fahey, ci permette di chiudere la festa di questo disco tanto intenso quanto poco serioso. Forse è per questo che sfacciatamente ci ha convinto a metterlo tra le cose da ascoltare quando fai il pianto con la vita e la vita ti risponde: "basta, andiamo a bere qualcosa" e magari canzone dopo canzone capita pure che te la dà.

Tracceonehorseband

1_Declaration of Intent
2_Howlin’ At Your Door
3_Uh Hu Hu Yeah!  
4_Mama I Think I’m Drunk
5_One Horse Blues
6_Venus  
7_Bad Love Blues  
8_Don’t Put Your Leg On My Leg  
9_Wild Lovin’ Woman
10_Altare

 Marco Pancrex

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A BIT OF ITALIANO: FRANCESS omaggia la musica italiana

FRANCESS discoFrancess, nome d’arte di Francesca English, è una talentuosa artista nata a New York nel 1989. La sua vita è stata permeata dalla musica sin dalla sua nascita, vivendo in una costante curiosità e propensione ad imparare cose nuove. Il suo estro l'ha portata a realizzare un disco dal titolo "A BIT OF ITALIANO" che nasce dalla volontà di unire le diverse culture presenti nella sua anima in modo da proporre quanto di più interessante possa esserci da un punto di vista musicale.

Il disco, infatti, è un caleidoscopio di emozioni filtrate attraverso brani della tradizione italiana reinterpretati in un modo del tutto personale con un tocco di originalità che ha dato una luce nuova. Alcuni esempi? La bellissima "Guarda che luna" di Fred Buscaglione è una canzone già ricca di romanticismo e sensualità che Francess riesce a interpretare in una maniera molto suggestiva (con un'incalzante ritmica electro). Un'altra perla della canzone italiana è "Vacanze romane" dei Matia Bazar rivisitata in una maniera molto originale. C'è il Lucio Dalla più leggero di "Attenti al lupo", c'è uno dei capisaldi della musica italiana come "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli. C'è il brano-manifesto delle donne "Quello che le donne non dicono" di Enrico Ruggeri che gode di un arrangiamento ini chiave moderna molto interessante.

Ad unire tutte le canzoni, tutte le melodie, ogni singola nota c'è la voce di Francess che riempie di magia questo disco che è un omaggio alla bella musica italiana. Questo lavoro mette a nudo un'artista che nutre un grande amore per il nostro Paese e non fa niente per nasconderlo.



1.Guarda che luna
2.Vacanze Romane
3.Attenti al lupo
4.Il cielo in una stanza
5.Good fella
6.Quello che le donne non dicono
7.Passione
8.Vengo anch'io no tu no
9.Ma se ghe penso

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