L'Albero: l'apoteosi del low cost

Cari lettori/ici,

più che un articolo, questa è una riflessione.

Ci affanniamo continuamente, alla ricerca di qualcosa che ci sfugge, un gelato, una serata in discoteca, una manicure o un fidanzato: spesso il fidanzato è anche messo al pari di una manicure!

 

albero

C'è qualcosa che non va nel nostro stile di vita, quando siamo uomini e donne da ufficio, strafogandoci di snack e pranzando in locali dove non sai che cosa mangi e poi ti ammazzi in palestra per far tornare il girovita quantomeno visibile.

Chi lavora all'aria aperta, o almeno chi sceglie di trascorrere all'aria aperta il proprio tempo libero, facendo un orto, scalando una montagna o potando un albero, ha colorito più roseo, colesterolo dignitosi, transaminasi a posto e un po' di frustrazioni in meno.

Poi c'è il Fattore Albero: l'essere vivente che meno spende e più dona al mondo.

Vi presento il Re del Low Cost!

1 - L'albero è fonte di ispirazione;

2 - Assorbe l'inquinamento e lo trasforma in aria pulita;

3 - Ci regala legna per scaldarci;

4 - Dispensa frutti i fiori profumati (e commestibili!);

5 - In estate ci regala ombra e fresco;

6 - Ospitano uccellini, scoiattoli e tanti altri amici animali;

7 - Chi non ha mai sognato di costruirci una casa?

8 - Le sue forme, i suoi colori... non smettono di emozionare;

9 - Con le loro nobili radici, trattengono la terra, prevenendo smottamenti e alluvioni.


Che ne dite di prendere esempio? ;-)

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Autoprodurre il Vermut a costo (quasi) zero

- “Un bicchiere di vermut Martini Bianco?”
- “No, grazie. Me lo autoproduco”.

 

artemisia-vulgaris-1

Se anche bere al tempo della crisi è diventato un problema, a salvarci, come sempre, sarà l'autoproduzione.

Per non parlare della qualità di ciò che produciamo: sai cosa mangi (o bevi)? La risposta potrà essere solo affermativa se a preparare sarai tu.
E allora oggi vogliamo darvi la ricetta di un aperitivone nazionale, il Vermut, anche detto Martini Bianco (ma quanti ne sanno quelli del marketing?), una bevanda vecchia 'come il cucco' diceva mia nonna.  

Ingredienti
1 pugno abbondante di foglie di artemisia vulgaris
1 litro di vino rosso
1 bicchiere di grappa
1 bicchiere di zucchero
1 stella di anice

Lasciare le foglie nel vino a macerare per cinque giorni, trascorsi i quali filtrate. Aggiungere al liquido ottenuto la grappa, lo zucchero, l'anice stellato e tenere a macerare per altri sette giorni. .
A questo punto non vi resta che filtrare di nuovo e riporre il vostro vermut in una bottiglia di vetro. Conservatela in frigorifero per evitare problemi di fermentazione.

Il costo di una bottiglia di Vermut Martini Bianco
Dai 10 euro

Il costo del vermut autoprodotto
Foglie di Artemisia Vulgaris: 0 euro, si raccolgono in mezzo ai campi
1 litro di vino rosso del contadino: circa 2 euro
1 bicchiere di grappa di qualità medio-alta: circa 0,80 centesimi di euro
1 bicchiere di zucchero: 0,10 centesimi di euro (esagerando)
1 stella di anice: 0,10 centesimi di euro (esagerando)
Totale: 3,10 euro

Vinci la crisi con l'autoproduzione!

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Due sporte piene di frutta e verdura a 10 euro? Dai Farmers Market si può!

Avete mai sentito parlare dei farmers market? Conosciuti meglio come mercati della terra o mercati contadini, questi appuntamenti ormai settimanali in molte città italiane spopolano.
I perché di questo successo vanno rintracciati in un cambiamento sociale ed economico profondo, che affondano le radici nella crisi di un sistema ormai vecchio, quello del 'produci-consuma-crepa'.

farmers

 

Se è vero che un nuovo modello di società è ancora lontano, è altrettanto probabile che nuove sensibilità ecologiche e sostenibili sono alle porte.
Invece di acquistare le fragole a dicembre, molte persone hanno deciso di tornare a sapere: la stagionalità della frutta e della verdura, le metodologie produttive e, non per ultimo, le facce di chi produce quello che mettiamo ogni giorno nei nostri piatti e in quelli dei nostri figli.
Tornando ai mercati della terra, è allora presto compreso il successo di queste iniziative.

 

1. Acquistare ai mercati della terra permette di valorizzare il proprio territorio
Si acquista, cioè, a km zero da aziende piccole che lavorano nel territorio e che, quindi, ne valorizzano l'aspetto economico e sociale. Questo atto comporta il mantenimento di una filiera locale, protegge la biodiversità e le terre che, attraverso un'agricoltura biologica e sostenibile, riacquistano fertilità e valore.

 

2. Prodotti freschi e di stagione
Un rapporto diretto tra produttore e consumatore tutela entrambi: l'uno garantisce la freschezza e la genuinità di ciò che vende, l'altro sostiene il piccolo agricoltore attraverso un rapporto di continuità. L'agricoltore-contadino dei farmer market coltiva e distribuisce solo ciò che è di stagione, facendo in questo modo cultura e risvegliando la consapevolezza verso sapori al posto giusto nel momento giusto.

 

3. Un rapporto face to face
Acquistare direttamente da colui o colei che produce aumenta le garanzie verso ciò che sto per mettermi nella sporta. È questa una maniera ottimale anche per tornare a conoscere o informarsi i metodi di coltivazione, se biologica, convenzionale e quant'altro.

 

4. Costi di intermediazione addio!
Packaging, trasporto, il sistema di distribuzione della merce costa caro. Il prezzo finale degli alimenti acquistati nei mercati della terra è più basso, trasparente ed equo sia per chi vende 8che in questo modo non dovrà essere legato alle logiche dell'agroindustria) che per chi acquista. Sarà una grande soddisfazione riempire due sporte di frutta e verdura con 10 euro!

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Pasta madre Gluten Free per celiaci

Il pane fatto in casa è buono, salutare, nutriente, dura di più ed è economico.
Sempre più persone soffrono di intolleranze alimentari legate ai lieviti chimici: farselo in casa è bello, è un gesto di condivisione con amiche, figli, mariti e fidanzati, si impasta tutti insieme e si torna in contatto col saper fare.
Meglio ancora è farsi il pane con la pasta madre, lievitazione lunga ma con risultati strabilianti.
Questo post è indirizzato a coloro i quali, a causa di intolleranze al glutine, celiaci e non, non possono gustare la meraviglia del pane fatto in casa a lievitazione naturale.
Questa che vi stiamo per dare è una ricetta per autoprodurre la pasta madre gluten – free.  

 

gluten-free

 

Sulla pasta madre
Il metodo di lievitazione più naturale e antico è quello con pasta madre o acida: la leggenda narra che intorno al 2000 a.c., sotto il caldo sole egiziano, fu lasciato un pezzo crudo di impasto per il pane che iniziò a fermentare, dando poi vita a un pane leggero e fragrante. Da questa esperienza, fu compresa l'importanza di tenere ogni volta da parte un pezzo di impasto per attivare, così, la lievitazione successiva.
La pasta acida è come una sala giochi dove tantissimi microrganismi, ossia lieviti e batteri, lavorano come pazzi: questi, grazie alla presenza di enzimi specifici, trasformano le sostanza zuccherine presenti nella farina e nell'attivatore di fermentazione (mela, miele..), in acidi, alcol e sostanze aromatiche. I microrganismi presenti nell'aria si depositano sugli alimenti e il gioco è fatto! Il lavoro ha inizio.

Ingredienti per pasta madre gluten – free
Farina di riso
Acqua

Preparazione
Prima fase
Impastare vigorosamente per 15-20 minuti circa 200 gr di farina con acqua. Lasciare riposare in un luogo a temperatura stabile (tra i 20 e i 25 gradi), lontano da correnti d'aria per almeno 36 ore: l'impasto deve essere coperto con un canovaccio inumidito.

Seconda fase
Trascorse le 36 ore, impastare nuovamente aggiungendo altri 100 gr di farina e acqua, lasciar riposare ancora per 36-48 ore.
A questo punto il vostro impasto dovrà essere lievitato: se così non fosse, ripetere la seconda operazione e aspettare 2 giorni.

Terza fase
Il vostro lievito è pronto. Si conserva in un angolo riparato della cucina, in frigorifero, sempre coperto da uno straccio umido, oppure in vasetti di vetro con coperchio.
Se partite e decidete di non portare con voi il lievito madre, esso può essere congelato.

Fare il pane Gluten - free
Quando si va a utilizzare la pasta madre per fare il pane, occorre impastare con farina di mais o grano saraceno, con una piccola percentuale di farina di riso. Questo impasto è piuttosto difficile da lavorare, per cui il nostro consiglio è di tenerlo liquido (aggiungendo più acqua) e metterlo a lievitare direttamente in una casseruola/stampo.
Circa un'ora prima di infornare il vostro stampo, aggiungete un cucchiaino di cremortartaro per facilitare la lievitazione, piuttosto scarsa altrimenti, a causa dell'assenza di glutine nelle farine utilizzate (mais, riso e grano saraceno, appunto).
Il pane così preparato tende a sbriciolarsi un po', ma il suo sapore è davvero squisito!   

Il rinfresco della pasta madre
La pasta madre si rinfresca ogni 5-6 giorni: il rinfresco va effettuato, per questa versione gluten-free, con la farina di riso.
Quando vi apprestate a rinfrescare, considerate che per panificare occorre 1:10 di pasta madre della farina utilizzata per la pagnotta.

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Go Freegan!

E dopo i vegan, vennero i freegan.
Nuovi movimenti, nuovi orizzonti nascono in questo periodo storico dominato dal paradosso, movimenti di persone che usano la ratio e decidono di smettere di aspettare che qualcuno salvi loro la vita.

 

fregan

 

Freegan deriva da free + vegan e raggruppa individui – il movimento nasce negli Stati Uniti – che  hanno fatto una scelta radicale: quella vegana prima e freegan dopo, ossia vivere di quello che la società consumistica occidentale spreca, riducendo consumi e, appunto, surplus produttivi.
Si nutrono di ciò che viene gettato via 'dai ricchi', lavorano per quello che serve a mantenersi, amano la terra e il loro prossimo.
 I freegans, infatti, credono nel principio della condivisione, nella generosità, nella solidarietà sociale, nel libero arbitrio e nella cooperazione da contrapporre all’imperante consumismo, al materialismo della società contemporanea fondata su apatia morale, competitività, conformismo, e avidità.
Potrebbe farvi un certo 'nonsoche' pensare a persone che rovistano nella pattumiera o nelle cucine dei ristoranti: ma se pensate alle quantità che ogni giorno la grande distribuzione getta via per motivazioni puramente di marketing, perché la confezione non è abbastanza attraente o la frutta è troppo poco 'smaltata', o la data di scadenza troppo vicina... Il cibo viene anche gettato per motivi ancora più biechi, come quello di poter mantenere sul mercato un prezzo indecente, deciso in Borsa, né troppo alto, né troppo basso.
Il tutto considerando che al mondo ci sono un miliardo e venti milioni di persone che soffrono di mal nutrizione o denutrizione e che rischiano la vita per la mancanza di risorse.
Il cibo che i freegan recuperano è perfettamente commestibile: oltre a questo, anche vestiti, arredamento, elettronica vengono riciclati e riportati a vita nuova.   
Uno degli attivisti più noti dei freegan, Tristam Stuart, il quale racconta la sua esperienza nel libro “Sprechi” (Edizioni Bruno Mondadori), ha cominciato a fare la spesa recuperando il cibo abbandonato nei cassonetti della spazzatura dei supermercati, scoprendo che la filiera alimentare spreca fra il 30% e il 40% del cibo prodotto perfettamente commestibile.
Negli Stati Uniti il movimento Freegan organizza, tramite freegan.info, dei veri e propri sit-in del recupero, dandosi orari e luoghi in cui andare a 'raccogliere' cibo o oggetti perfettamente utilizzabili.
Anche in Italia qualcosa si muove: si chiama Last Minute Market ed è un gruppo di ricerca sostenuto dall'Università di Bologna che, dal 2003, organizza la raccolta di “scarti” provenienti da supermercati, librerie, farmacie, mense per ridistribuirli a chi ne ha bisogno.
Nel 2011, Last Minute Market, fra tra gennaio e settembre, ha recuperato 890 tonnellate di cibo, tre milioni di euro, un milione e ottocentomila pasti.

Per ulteriori info:
www.lastminutemarket.it/
http://freegan.info/
www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=4We7Lu8yKms

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